Esce dall’oblio la storia di Andrea Salsedo precipitato da un ufficio della polizia, a New York nel 1920.
Quando “In morte accidentale di un anarchico”, mise in scena la caduta di Giuseppe Pinelli dalla finestra della questura di Milano il 15 Dicembre 1969, Dario Fo per evitare guai disse di essersi ispirato ad un altro “volo” di quasi 50 anni prima: quello di Andrea Salsedo dal quattordicesimo piano del Park Row Building di New York, che ospitava il dipartimento di Giustizia e l’Fbi. La storia, poco nota, è oggi ricostruita da Giuseppe Galzerano, editore-scrittore che dopo un certosino lavoro di documentazione ha dato alle stampe il suo “Andrea Salsedo. Vita, galera e morte dell’editore anarchico “suicidato” dalla polizia americana”. Salsedo nasce a Pantelleria il 21 settembre del 1881. Il destino vuole che sull’isola siano confinati molti anarchici: lui ne rimane affascinato ma tra licenziamenti e processi il clima, per lui, si fa presto troppo pesante. Così a 25 anni va New York, dove unisce l’attività politica con il lavoro di tipografo ed editore.
Dopo la rivoluzione russa, però, negli Usa si diffonde la paura del “pericolo rosso”: nel mirino finiscono gli stranieri sovversivi, anarchici in primis. Il procuratore Palmer ne arresta ed espelle a migliaia. Davanti a casa sua esplode una bomba. Sul posto gli agenti trovano i resti dell’attentatore ed alcuni volantini.
Proprio quei volantini costano l’arresto di Salsedo che giura di non sapere nulla. Nella speranza di finire il calvario ammette solo di aver stampato il volantino. Sembra finita. Ma non è così. Gli viene detto che verrà rimandato in Italia ma nel frattempo rimarrà sotto custodia del dipartimento. La calma dura poco ed in breve gli interrogatori ricominciano e con loro le violenze. Si arriva così al 3 maggio quando l’anarchico finisce giù dal quattordicesimo piano. Le autorità si affrettanto a parlare di suicidio ma la tesi ha troppi buche ed ombre. Molte cose non convincono. Gli anarchici si mobilitano ma dopo pochi giorni finiscono in manette i due protagonisti di una delle più vergognose montature della storia: altri due italiani: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Finiranno sulla sedia elettrica. A loro il governo Usa ha concesso una riabilitazione postuma. A Salsedo, invece, è toccato l’oblio.