“STRADE”
Sono tornato. si torna sempre nei luoghi dell’infanzia convinti, dall’inganno della memoria, che nulla sia cambiato. Si torna per un richiesta di risarcimento ai danni creati dai primi, brucianti, dolori che hanno attraversato l’anima senza incontrare meccanismi di difesa. Per questo sono tornato. Vorrei trovare qualcosa o qualcuno che mi allontani, definitivamente, da quei residui di testardo dolore che ancora oggi, a volte, mi assalgono a tradimento.
Manco dal mio paese da più di vent’anni. Seduto all’ombra di una quercia che mi ripara dal caldo opprimente, osservo il vecchio portale della scuola elementare. Pioggia e vento hanno umiliato quell’aria solenne ed autoritaria che incuteva a tutto noi bambini un senso di soggezione misto a timore.
Le aule, vuote e mute, non ospitano più il vociare dei bambini ed il campo dove giocavamo a pallone è stato inghiottito dal cemento.
Ricordo l’odore stantio del refettorio, la figura massiccia ed imponente del maestro, i quaderni ed i libri macchiati di latte ed inchiostro, i litigi con i compagni e le dure punizioni: sonori ceffoni e bacchettate alle mani.
Ricordo che un giorno osai ribellarmi alle percosse del maestro. Lo caricai a testa bassa ed egli franò a terra. Approfittai dello stupore che, pari ad un anestetico, paralizza i miei compagni e fuggii verso i campi. Corro, corro senza voltarmi. Il cuore in tumulto mi affatica il respiro. Quando sono ormai lontano mi fermo e prendo fiato. I polmoni bruciano. Mi riparo dietro ad una vecchia quercia. Le mani tremano di dolore e rabbia. Non tornerò più in quella scuola che considero una prigione. Ho solo dieci anni e voglio giocare, ridere ed inseguire la vita. Grido che non ho colpe che non sono cattivo. Sfinito chiedo aiuto alla Madonna, madre di tutti e per cui anche mia e mi preparo al peggio.
Alla luce accecante del meriggio sento un rumore di passi e l’eco del mio nome appena sussurrato. E’ Mario, il mio migliore amico. Vuole riportarmi a scuola. So che la sua iniziativa è stato dettata dalla preoccupazione del maestro. Non è mai accaduto che un alunno si ribellasse e fuggisse. Mario cerca di convincermi a rientrare ma io oppongo una ferma resistenza. In questo momento vorrei soltanto la presenza di mia madre. Ho fame, sete e voglia di piangere ma non devo farlo sarebbe un segno di debolezza. L’amico insite ed ad un tratto, senza un preciso motivo cedo ed a capo chino seguo i suoi passi sino a varcare la soglia dell’edificio. Il maestro non mi degna di uno sguardo. Gli basta che sia tornato. Io sono certo che la Madonna ha ascoltato le mie preghiere.